I Cavalli del Bisbino o la favola infinita

• 13 March 2015

In Insubria, intesa come il territorio geografico comune al Ticino e all’alta Lombardia, chi non ha sentito, una volta almeno. parlare dei mitici “Cavalli del Bisbino”? La storia transfrontaliera del branco, abbandonato a sé stesso nel 2002 sul Monte Bisbino per l’appunto (nella provincia italiana di Como) alla morte del proprietario, e “adottato” da un gruppo di volontari italiani e svizzeri nel 2009 non smette di stupire. Siamo andati a trovarli nel loro recinto invernale di Pian delle Noci, a Lanzo d’Intelvi (CO).

Mi ero avvicinata una prima volta al branco, allora composto da 25 di questi stupendi cavalli di razza Haflinger, nel giugno del 2012 sulle falde del Monte Generoso, dal lato italiano. Già allora i “Bisbini” come sono chiamati in Insubria erano famosi. La loro straordinaria storia era finita sulle prime pagine dei quotidiani ticinesi e lombardi e anche le radio e le televisioni ne avevano parlato tanto.

Ma procediamo con ordine. Come in ogni favola che si rispetta questa che stiamo per raccontarvi inizia con l’immancabile “c’era una volta” …. C’era una volta un contadino di Cernobbio (Como) che possiedeva una decina di cavalli Haflinger, questa razza rude e bella originaria dell’Alto Adige, dal manto beige e dalla criniera dorata. I suoi animali li lasciava pascolare in libertà tutto l’anno sulle alture del vicino Monte Bisbino, provvedendo unicamente a portare loro del fieno durante la stagione fredda. La svolta nella loro vita avvenne nel 2002 alla morte del loro proprietario. Per via di liti inerenti all’eredità del contadino, nessuno prese cura degli equini, lasciati a loro stessi e che finirono con l’essere totalmente dimenticati. Con il passare degli anni però il branco crebbe senza mai lasciare i pendii del Bisbino ed i suoi dintorni, riuscendo in qualche modo a sopravvivere senza l’ausilio dell’uomo.

LA SVOLTA

Fino al terribile inverno del 2009 quando la tanta neve caduta in altitudine costrinse il branco a scendere a valle per sfamarsi. Stranamente i cavalli si divisero due gruppi, l’uno composto da sette elementi e capeggiato dalla bellissima giumenta che da lì a poco tempo sarebbe battezzata “la Bionda” per la sua folta criniera dorata, sconfinò in Ticino e si spinse fino a Sagno nella Valle di Muggio sul versante svizzero del Monte Generoso mentre l’altro formato da undici animali e guidato da una mula aggregatasi al gruppo con il passare degli anni e che sarebbe poi diventata “La Mula”, scese a Rovenna sopra Cernobbio. Ed è in quel frangente che l’opinione pubblica scoprì, sgomenta, l’esistenza di questo branco che ricordava quelli della Camargue!

Infatti, in ambedue i paesi insubrici, da uno e dall’altro lato della frontiera, i cavalli spinti dalla fame divennero oltremodo audaci, entrando nei giardini e finanche nei cimiteri per brucare i pochi fiori risparmiati dal gelido inverno. Allarmati alcuni abitanti avvisarono la polizia e si mise in moto una macchina giudiziaria che avrebbe potuto segnare la messa a morte delle splendide bestie.

Ma così non fu. Poiché come ogni favola che si rispetta anche la nostra finisce con “…. e vissero tutti felici e contenti”! Infatti, saputo dal rischio che i cavalli finissero al macello su ordine del veterinario cantonale in Ticino e del guardacaccia in Lombardia, un gruppo italo-svizzero di amanti degli animali li prese sotto la propria custodia, assicurando che avrebbe provveduto a monitorarli e foreggiarli durante l’inverno. Su iniziativa della ticinese Luigia Carloni, architetto a Rovio (TI) e dalla veterinaria di Como Mariachiara Lietti, nel marzo del 2010 fu fondata a Como (I) l’associazione onlus “Cavalli del Bisbino”. Da allora, un’ottantina di volontari svizzeri ed italiani provvedono alle due transumanze annue, in maggio dal recinto invernale verso i pascoli dell’Alpe di Orimento ai piedi del Generoso e in novembre nel senso opposto, dalle verdi praterie fin giù in valle.

LO SVERNAMENTO

Ed è lì, in località Pian delle Noci sul comune di Lanzo d’Intelvi che un vasto recinto completamente attrezzato con idonei ripari ed abbeveratoi, che i Bisbini svernano. La loro sistemazione è stata possibile grazie alla generosità del comune comasco che ha messo gratuitamente lo spazio a disposizione dell’associazione. Da novembre a maggio, ogni domenica, gli instancabili volontari svizzeri ed italiani, Luigia Carloni in primis, si ritrovano al Pian delle Noci per ripulire lo spazio, foraggiare i cavalli e fare da guida ai tanti visitatori che vogliono vedere i “Bisbini” da vicino. Durante la bella stagione invece, le visite guidate al famoso branco sono organizzate regolarmente a partire dall’Alpe di Orimento, una spettacolare terrazza che dà sul lago di Lugano e la cui vista spazzia fino alle Alpi!

Alla nostra visita, domenica scorsa, a 1000 metri d’altitudine e malgrado brillasse un bel sole, gli accumuli di neve caduta in abbondanza due settimane prima erano ancora tanti. Tra i visitatori e i volontari presenti in quel momento al recinto, non poteva mancare Luigia Carloni, presidente dell’associazione. “Ormai il branco conta 24 animali” ci spiega. “lo stallone che ci è rimasto lo teniamo separato dal gruppo poiché non è nostra intenzione farlo procreare e tra noi c’è ancora la Bionda!” Di fatti, la scorgiamo sotto alcuni alberi, bella e radiosa come l’avevamo conosciuta tre anni prima, giovanile malgrado i suoi 22 anni. L’ultimo puledro venuto al mondo nel 2012 è Serenella, figlia di Bisbinella a sua volta figlia della Bionda: “è bella come la nonna” ci dice Luigia ridendo.

All’entrata del recinto scorgiamo un tendone alto e lungo sotto il quale viene accatastato il fieno per l’inverno. E’ stato offerto all’associazione dalla Fondazione ginevrina Gelbert che ha anche acquistato il trattore necessario al trasporto delle pesanti balle di fieno. Creata nel 2008 da Georges-Raymond Gelbert in memoria di suo fratello Eugène, la fondazione è attiva nei campi della protezione dell’ambiente e degli animali nonché in quello delle ricerche universitarie nell’ambito della vista. Sostiene l’associazione Cavalli del Bisbino da alcuni anni. “Siamo anche aiutati dalla fondazione ticinese Stella Chiara e dalla Fondazione Marchig dal nome del pittore ginevrino che l’ha costituita. Poi contiamo sulle quote dei nostri 500 soci” . Bisogna dire che le spese per mantenere il branco sono tante: il foraggio, i macchinari, le spese veterinarie, i ricoveri in clinica costano eccome. “Comunque sia riusciamo a sopportare le spese” precisa Luigia Carloni.

E l’infinita favola dei Bisbini è uscita dai confini insubrici: “sono arrivati dei gruppi di visitatori dalla Francia, dall’Inghilterra e ovviamente dal resto della Svizzera. Bisogna dire che la storia dei Cavalli del Bisbino è unica” conclude la presidente Carloni. Fra due mesi ci sarà la spettacolare transumanza, seguita dai volontari, dalle Giacche verdi a cavallo, da tanti curiosi e dalle telecamere e che riporterà i “Bisbini” fino su ai loro amati pascoli.

Gemma d’Urso, Pian delle Noci/Lanzo d’Intelvi (CO/I)

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